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Non entrare in quell'albero! I rischi del Multilevel Marketing applicato alla nutrizione

  • Elena Ferrero
  • 13 nov 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

Se siete iscritti a qualche social network, vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in qualche pagina sponsorizzata che pubblicizza metodi per la perdita di peso o che qualche vostro contatto cambi improvvisamente la modalità di utilizzo del proprio profilo e che – d’un tratto e senza un apparente motivo – sembri diventare un guru dell’alimentazione e che sul suo profilo, al posto di selfie con gli amici e foto in montagna, inizino a comparire esclusivamente post motivazionali pieni di faccine che invitano a seguire il suo nuovissimo e miracoloso programma dimagrante.

Quando ho iniziato a notare questo tipo di fenomeno ho pensato “caspita, l’alimentazione è davvero diventata un tema interessante e pregnante nella vita delle persone, se così tanti si sono messi a studiare e ottenere i titoli necessari per poter dare consigli sull’alimentazione corretta ad amici, parenti e conoscenti”. Questo tipo di ingenuità era sicuramente giustificabile qualche tempo fa, quando i social media non erano ancora entrati così prepotentemente nella nostra vita e quando il modello organizzativo noto come “marketing multilivello” non era ancora così sfruttato. Che male c’è, dopotutto, nel mostrare ai propri “amici virtuali” il proprio stile di vita e a motivarli a mantenersi in forma? Nulla, se non fosse che dietro a questi profili quasi sempre c’è ben altro che l’amore disinteressato per la salute altrui. Ecco invece cosa avviene molto spesso, grazie alle testimonianze (agghiaccianti) che i pochi che sono riusciti a uscire da queste reti hanno raccontato al sito www.workout-italia.it. “La prima fase inizia con la pulizia totale del profilo social network con il “consiglio “di pubblicare almeno 4 post giornalieri inerenti i benefici ottenuti, mascherando il tutto dietro selfie iper-luminosi e radiosi corredati da filtri. Con l’inizio di questa attività vendi anche il tuo profilo Facebook. Non sei più libero di parlare di politica, religione, attualità, commentare notizie. Devi solo fare post con frasi allegre e sempre inerenti ad uno stile di vita nuovo, bello ed estremamente interessante e invitante! Ti insegnano i modi per convincere gli altri, e ti dicono proprio di mostrarti interessata, di usare frasi come “ti capisco, è capitato anche a me…” quando in realtà non è vero. Inoltre ti consigliano di pubblicare screenshot di chat con clienti felici specificando quanto si è soddisfatti nell’aiutare la gente. Da qui il consiglio è di richiedere dalle otto alle dieci amicizie al giorno (di più non si può in quanto Facebook ti blocca). (…) Se entri nell’ingranaggio ne resti imbrigliato. Mi sono ritrovata a dover partecipare a delle video call su skype infinite (anche 4-5 ore al giorno), a delle chat con decine e decine di messaggi, a passare dalle 6 alle 10 ore con cellulare in una mano e iPad nell’altra per gestire le chat “come si deve”. Mi sono ritrovata ad essere ciò che non sono. A mentire. A insistere nelle chat in quanto io non mi sarei mai dovuta spacciare per venditrice o invasata, ma solo per cliente iper-soddisfatta che in modo totalmente disinteressato si sarebbe offerta di invitarti a spendere i tuoi soldi per migliorarti la vita.” E quando si tenta di uscirne la situazione peggiora. “Da quel momento, è partito un vero mobbing e bullismo da parte delle mie colleghe. Sono arrivati i primi messaggi di umiliazione. In contrapposizione poi si viene tempestati di video motivazionali, screenshot di chat “difficili” concluse egregiamente, di assegni a sei cifre mensili schiaffati come se fosse quotidianità, foto di viaggi, cene e gran galà, spa e bellezza assoluta. Tutto questo in abbinamento ad una profonda omertà (con promesse denunce in caso contrario), ad un castello di regole imposte con falsi sorrisi, ad una rete immensa di bugie mascherata da amicizie viscerali nate in un niente dietro al pc. Mi stavo bruciando anche tutti i miei amici, quelli veri, non quelli fatti da un giorno all’altro su Facebook”. (1) Cerchiamo di capire meglio che cos’è il marketing multilivello (MLM). Se nel marketing tradizionale abbiamo il consumatore che cerca un prodotto (in un negozio, su internet, ecc.), nel MLM è il prodotto che va a cercare il suo consumatore. Fin qui, cosa c’è di diverso dalla classica “vendita porta-a-porta”? Nulla, se non fosse che nella vendita porta-a-porta si cerca solamente il cliente, nel MLM si cerca anche un nuovo addetto alla vendita. Il soggetto non verrà assunto dall'azienda e neppure ne sarà un rappresentante autonomo: esso si potrà definire piuttosto come una sorta di “distributore-consumatore” che, mediante il pagamento di una somma (grazie alla quale riceve il primo “kit di vendita”), acquista il diritto di commerciare i prodotti acquistati o i servizi utilizzati. Con questo meccanismo, si hanno due elementi di remunerazione: una provvigione su ciò che viene venduto direttamente; e una provvigione su ciò che vendono le persone che si introducono nella rete. Gli incaricati alle vendite vengono dunque incentivati non solo a vendere prodotti, ma anche a reclutare nuovi venditori e così via all’infinito (ecco il perché dell’insistenza e spesso dei “sotterfugi” con cui cercano di inglobare chiunque nella rete). Proprio per questo aspetto, il sistema assomiglia a un albero, la cui ramificazione diventa sempre più estesa man mano che nuovi incaricati ne creano altri. Il MLM è nato qualche decennio fa in modo spontaneo, per poi svilupparsi enormemente negli anni in modo rapidissimo e caotico. Rapidità che però non ha interessato allo stesso modo l’aggiornamento della legislazione: ad esempio, in Italia non vi è ancora una precisa regolamentazione. Ciò in alcuni casi ha portato, ovviamente, a un utilizzo spregiudicato di questa forma di vendita (2). A essere illegale è lo schema di vendita piramidale (Legge 173 agosto 2005) e, talvolta, il confine fra le due modalità è labile. Chiariamo: il MLM non deve essere considerato "cattivo” a prescindere, (come in tutte le cose) dipende. Sicuramente esso prende una piega negativa quando occorrono tre aspetti: quando la vendita di prodotti conta poco rispetto al reclutamento di nuovi venditori e all’allargamento della rete (per capirci, in questo caso il MLM diventa una specie di Catena di Sant’Antonio); quando le persone sono convinte ad aderire (e a svolgere un’attività lavorativa di vendita, che è impegnativa e non alla portata di tutti) sulla base di mirabolanti promesse di ricchezza e di successo. I dati delle stesse aziende (che sicuramente la povera casalinga indifesa coinvolta nel giro non consulterà mai) però smentiscono tutto ciò: la gran parte delle persone guadagna redditi tra i 200 e i 300€ al mese. Solo lo 0,01% ottiene la ricchezza promessa; quando si utilizzano tecniche di comunicazione e di coinvolgimento simili a quelle delle "sette" o movimenti religiosi-culturali: convention di massa in cui si canta e si applaude i carismatici leader delle reti, costosi corsi di formazione che si viene "invitati" a frequentare, un atteggiamento di ostilità verso chiunque abbia dubbi o critiche, l’obbligo di coinvolgere parenti e amici, "monetizzando" i rapporti personali ed affettivi (3). Ma torniamo al discorso MLM in ambito nutrizionale: quasi sempre oltre alla vendita dei prodotti viene associato un piano alimentare, con tanto di consigli dietetici, che il buon venditore ripete e incoraggia a seguire (è lui che dal momento di aggancio seguirà dal punto di vista nutrizionale e motivazionale l’acquirente). Se il MLM, a livello commerciale, è – bene o male – “consentito”, quando si tocca l’argomento salute, la questione cambia. Ai sensi dell’articolo 348 c- p., infatti, esercita abuso di professione chiunque – non abilitato all’esercizio della professione di medico, dietista o di biologo – consegni programmi dietetici o elargisca consigli alimentari. Si tratta di un vero e proprio reato penale, punito con la reclusione fino a sei mesi e con una multa fino a più di 500 euro. Sì, perché quando il MLM incontra il mondo della nutrizione ne escono le più disparate strategie per vendere qualsiasi tipo di prodotto con la promessa di risultati miracolosi. E se i prodotti per la casa venduti in modo truffaldino nel peggiore dei casi non funzionano, gli integratori alimentari, al contrario, coinvolgono non solo il portafoglio, ma anche la salute della persona. Ancor più grave l’atto quando il soggetto (ed è capitato, continua a capitare e capiterà ancora) è un bambino (!!), una donna in gravidanza o un individuo affetto da patologie. Quando ho iniziato a battermi contro l’abusivismo di professione in ambito nutrizionale, vedere questo genere di profili/pagine e discutere animatamente con i loro amministratori mi creava un incredibile fastidio e disprezzo. Per me non erano altro che ciarlatani senza arte né parte che consapevolmente vendevano prodotti inutili a clienti ignari, approfittatori senza scrupoli della lassità della legislazione italiana (o meglio, della difficoltà di farla applicare) che non si ponevano remore verso imbrogli e truffe pur di far soldi. Come spesso succede, più si scava in una questione, più ci si accorge della sua complessità. Non necessariamente l’equazione “faccio abuso di professione = sono consapevole di infrangere la legge e non mi faccio scrupoli a truffare la gente” è vera nella totalità dei casi. Se la parziale inconsapevolezza e difficoltà d’evasione degli abusivi in questione non è assolutamente una scusante all’infrazione della legge, forse può essere un motivo per cambiare punto di vista da cui guardare l’intricata questione dell’abusivismo di professione in ambito nutrizionale. Proprio per questo, ciò che leggete non ha come scopo l’accusa, ma la prevenzione. Da buoni sanitari, sappiamo che “prevenire è meglio che curare”, dunque, anziché scagliarci in sperticate invettive contro quei “cattivoni che ci rubano il lavoro” (rischiando la maggior parte delle volte di passare agli occhi della gente come frustrati e acidi professionisti che non sono in grado di farsi una sana reputazione da sé), invito a far conoscere sempre più il problema. Più la popolazione (e quindi possibili nuove “vittime trasformate in carnefici” di questo giro difficoltoso da lasciare) è consapevole che i rischi sono infinitamente maggiori dei benefici, più questa tipologia di abusivismo è probabile che venga arginata. FONTI: (1)https://www.workout-italia.it/la-verita-nascosta-dietro-le-vendite-multilevel-prodotti-dimagranti/ (2)https://www.monetizzando.com/come-funziona-multi-level-marketing-giu012/ (3)http://www.piramidedoro.it/pagine/mlm.htm

 
 
 

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