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Prevenire la calcolosi renale con l'alimentazione

  • Elena Ferrero
  • 3 feb 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

Per nefrolitiasi o calcolosi renale intendiamo la formazione di veri e propri “sassolini” – i calcoli - nell’urina, poiché alcuni dei suoi “prodotti di scarto” si sono aggregati e sono precipitati. Se queste pietruzze hanno dimensioni ridotte, saranno eliminate senza problemi con l’urina, se – ahimè –hanno dimensioni maggiori, possono ostruire le vie urinarie. Questo fa sì che la muscolatura delle vie stesse si contragga nel tentativo di “forzare” il blocco e se il tentativo è inefficace, la contrazione diventa dolorosa, dando luogo alla tanto detestata colica renale.


Ma perché si formano i calcoli? Fra le cause principali ritroviamo la riduzione del volume urinario, l’aumento della concentrazione nell’urina di alcuni componenti (come sodio, calcio, ossalati, acido urico, cistina, ecc.), la riduzione di “inibitori” che normalmente nelle urine sono presenti (come citrato, magnesio, mucoproteine, ecc.), o ancora il cambiamento del pH delle urine. Su tutti questi aspetti possiamo – con efficacia differente a seconda dei casi – intervenire attraverso la nostra alimentazione.

I calcoli non sono però tutti uguali (così come le cause della loro formazione): i più comuni sono fatti di ossalato di calcio (70%), ma possono anche essere di fosfato di calcio (3–10%), urato di calcio (10%), struvite (10–20%) e cistina (1%). Sapere la composizione chimica del calcolo è fondamentale per mettere in atto la migliore profilassi dietetica. Ricordiamo, però, che la dieta ha scarso effetto nella prevenzione dei calcoli di struvite, che di solito sono portati da infezioni urinarie ricorrenti. Oltre ai provvedimenti dietetici, di cui parleremo qui di seguito, il vostro medico potrà raccomandarvi dei sali alcalinizzanti - come il potassio citrato e il potassio magnesio citrato - che aumentano il contenuto in citrato nelle urine, con un effetto alcalinizzante (il pH va monitorato in modo da mantenerlo fra 6 e 7).


Veniamo al dunque: cosa dobbiamo fare, dal punto di vista dietetico, per prevenire la formazione di questi fastidiosissimi sassolini?

Il primo, e più noto, provvedimento – valido per tutte le tipologie di calcolosi - è sicuramente bere o, in termini più tecnici, seguire la terapia idropinica. Quanto? Teniamo a mente che dobbiamo mantenere un volume di diuresi di almeno 2 litri al giorno. Per ottenere questo, sarà necessario bere ancora di più (2-3 litri) e modulare l’apporto idrico anche sulla base delle perdite idriche extrarenali (che, in parole povere significa aumentare i liquidi se sudiamo tanto, se abbiamo diarrea, vomito, ecc). Una dieta ricca di cibi con elevato contenuto di acqua (come frutta, verdura, alimenti bolliti, piatti in brodo, ecc.) permetterà di limitare la quantità delle bevande, che dovrebbero essere distribuite nell’arco della giornata. L’acqua è la bevanda di scelta, generalmente oligominerale o con un contenuto di calcio intorno a 40 mg/L. Studi recenti non hanno dimostrato l’associazione fra durezza dell’acqua e rischio di calcolosi, dunque non ha senso cercare acque prive di calcio o escludere l’acqua del rubinetto con la paura che possa crearci problemi. Naturalmente l’entità dell’apporto idrico va modulata in funzione di un’eventuale presenza di controindicazioni cliniche (patologie cardiocircolatorie, calcolosi ostruente, insufficienza renale severa, presenza di disturbi minzionali), per questo mai fare di testa propria, e consultare sempre il medico. Devo bere solo acqua? Che noia! Per fortuna gli studi sembrano dimostrare un effetto favorevole del succo di limone o di arancia. Attenzione però: il rischio di calcolosi sembra aumentare, invece, col succo di pomodoro o di pompelmo. Ancora contrastanti sono, invece, i dati che riguardano il consumo di tè e caffè.


Passiamo al cibo ora. Per anni si è consigliato – in virtù del fatto che i calcoli più diffusi sono quelli fatti di ossalato di calcio – che la chiave di tutto fosse la riduzione del calcio e dell’ossalato. Tuttavia ora gli studi dimostrano come questi non siano provvedimenti utili, anzi. Un’indiscriminata applicazione di una dieta ipocalcica (con apporti di calcio fra i 400 e 600 mg al giorno) non riduce la calciuria (valore che ci indica la quantità di calcio presente nelle urine) e rischia di portare a un bilancio negativo di calcio nell’organismo (con le note conseguenze per il nostro scheletro, e non solo) favorendo per giunta l’assorbimento intestinale di ossalato, portando quindi addirittura a un aumento del rischio di calcolosi. Si consiglia quindi una dieta normocalcica (1000 mg/die): latte, yogurt e latticini vari non vanno eliminati dalla dieta! A chi, invece, assume supplementi di calcio – spesso le donne in menopausa – si raccomanda di assumerli in concomitanza ai pasti.

Per ridurre la calciuria si è dimostrato, invece, molto più utile ridurre l’apporto di un altro minerale, il sodio. Si consiglia perciò di non superare i 6 grammi da sale (o 100 mEq/die di sodio) al giorno, raccomandazione che – del resto – è valida per tutta la popolazione. Saranno da evitare quindi alimenti particolarmente salati come patatine, noccioline salate, crackers salati, salatini, acciughe e capperi sotto sale, ecc. Da consumare saltuariamente anche salumi, insaccati e formaggi stagionati. Per insaporire le nostre preparazioni senza aggiungere troppo sale, si consiglia di abbondare con erbe aromatiche e spezie.

Per quanto riguarda l’ossalato, principalmente contenuto nei vegetali, in passato era considerato il male. Si consigliava perciò di evitare come la peste gli alimenti più ricchi o, addirittura, di eliminare totalmente i vegetali dalla propria alimentazione. Quale danno!! Oggi si sa che l’ossaluria (l’ossalato presente nelle urine) data dall’alimentazione rappresenta solo il 10-20%, mentre la restante parte ha origine endogena. La riduzione di questo composto quindi, dovrà essere effettuata senza estremismi, escludendo soltanto gli alimenti che ne sono particolarmente ricchi (come spinaci, bietole, barbabietola, verza, frutta secca, cacao, prezzemolo e soia). Un’altra cosa: chi è affetto da calcolosi è una delle poche persone che devono fare attenzione alla vitamina C! Questa infatti è un noto precursore dell’ossalato, quindi l’assunzione di supplementi di vitamina C maggiori di 1 g/die sono sconsigliati.

Da evitare sono le diete iperproteiche, in particolare se la maggior parte delle proteine è di origine animale. Le proteine aumentano la calciuria e l’ossaluria (per non parlare dell’acido urico, da tenere particolarmente sotto controllo in caso di calcoli di urato di calcio) e riducono la presenza di citrato nelle urine (elemento invece protettivo contro i calcoli). Per darci un’idea, se avete un peso di circa 70 kg, tendenzialmente non dovreste superare i 65g di proteine al giorno. Attenzione quindi alle diete dimagranti fai-da-te! È stato visto, infatti, che una dieta ipocalorica e iperproteica può aumentare il rischio di calcolosi, specie di quella urica, e di perdita ossea, in quanto riduce il pH, aumenta l’escrezione acida netta e la calciuria, e riduce la citraturia. È stato visto, inoltre, che a parità di apporto proteico, gli alimenti vegetali (pur aumentando considerevolmente l’apporto di ossalato) determinano una minore presenza di calcio e di acido urico nelle urine, e maggiori livelli di citrato e pH. Ecco quindi che le proteine vegetali sono da preferire per la calcolosi ossalocalcica e in particolare per quella di acido urico. Inoltre, un’alimentazione principalmente vegetariana ha un elevato contenuto di acqua, fibre, potassio, magnesio e carbonato e un limitato contenuto di sodio, così come di acidi grassi saturi e colesterolo: tutti fattori positivi per chi soffre di questa patologia.

Attenzione anche agli zuccheri! È stato visto che un carico di glucosio induce un aumento della calciuria (effetto probabilmente mediato da una ipersecrezione di insulina). Dunque meglio ridurre il consumo di cioccolato (il cacao è anche ricchissimo di ossalato!), dolciumi, merendine, frollini, caramelle, bibite zuccherate, creme spalmabili, ecc. Saranno, invece, da preferire agli zuccheri semplici i carboidrati complessi, come pane, pasta, riso, avena, orzo, farro e altri cereali, ancor meglio se integrali.


Concludiamo dicendo che l’alimentazione è un aspetto importante nel paziente con calcolosi renale non solo in relazione alla prevenzione della patologia stessa, ma anche per le sempre più evidenti associazioni tra la calcolosi e patologie cardiovascolari e metaboliche come l’ipertensione arteriosa, gotta, diabete, dislipidemia obesità e sovrappeso. Perciò il controllo del peso corporeo e un’alimentazione che privilegi l’assunzione di grassi insaturi (in particolare l’olio d’oliva) rispetto a quelli saturi (come burro, olio di palma, grassi di formaggi e salumi, ecc) sono senz’altro un utile elemento aggiuntivo al trattamento dietetico del paziente con calcolosi renale.


Articolo scritto e pubblicato per "BenessereSalus"

FONTI

  • Associazione Urologi Italiani. Linea Guida per la CALCOLOSI DELLE VIE URINARIE, 2007

  • Prezioso D. et al. Dietary treatment of urinary risk factors for renal stone formation. A review of CLU Working Group, in Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2015; 87, 2.

  • NephroMeet. Iter diagnostico e terapia della calcolosi, 2011.

  • SIMI, Società Italiana di Medicina Interna. I calcoli renali. Inserto alla rivista "Internal and Emergency Medicine" Vol. 3 Num. 1.

 
 
 

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